I settori professionali che richiedono la presenza di personale anche nei giorni rossi sul calendario sono davvero molti e lavorare nei giorni festivi, di sabato e di domenica, non è più una novità.
Pensiamo ai centri commerciali, che non hanno una chiusura fissa, o pensiamo alla nuova frontiera dei supermercati aperti anche di notte, ma anche ai tanti baristi che si trovano molto spesso a lavorare per lo più durante i fine settimana.
Ciascun ramo professionale è regolamentato da un proprio CCNL e così, anche il lavoro festivo, è soggetto a regole e normative specifiche. Vediamo quali sono e soprattutto, quali sono i diritti e i doveri dei lavoratori a cui venga chiesto di lavorare nei weekend e nei giorni di festa.
Lavorare nei giorni festivi: quando è obbligatorio?
Facendo riferimento al CCNL Commercio, il primo aspetto da chiarire riguarda l’obbligo di lavorare nei festivi. Non tutti i lavoratori sono obbligati a farlo e ci sono alcuni casi in cui il lavoratore può essere esonerato, ad esempio in caso di congedo parentale, se si è genitori di bambini fino ai 3 anni, o se il lavoratore deve assistere un familiare che non è autosufficiente in base a quanto previsto dalla legge 104.
In tutti i casi, il lavoratore non è obbligato a lavorare di domenica e nei festivi, ma è una scelta.
Un altro aspetto importante riguarda il numero di domeniche libere durante l’anno: da contratto ci devono essere almeno 12 o 24 domeniche libere nell’arco di un anno.
Naturalmente, lavorare nei festivi implica anche una maggiorazione della busta paga, fattore non da poco che in alcuni casi rende meno faticoso il lavoro nei weekend e nei giorni di festa.
Quanto viene pagato il lavoro festivo
La maggiorazione di retribuzione in busta paga, varia da lavoro a lavoro e dal giorno festivo. Nel caso in cui un lavoratore fosse chiamato a lavorare durante la domenica di Natale, avrebbe una maggiorazione del 30% sulla propria busta paga. Secondo il Ccnl Commercio le ore di lavoro nei festivi vengono considerate come uno “straordinario” e il lavoratore anche in questo caso avrà una maggiorazione su mensile.
Differenza tra festivi ed ex festività in busta paga
Alcune festività nazionali sono state soppresse e questi giorni non sono più considerati festivi per legge. Si tratta ad esempio di San Giuseppe, il 19 marzo; il 39° giorno dopo Pasqua; il 19 giugno Corpus Domini e il 4 novembre, festa dell’Unità nazionale.
Esistono però dei giorni rossi da calendario in cui il lavoratore è libero di decidere se astenersi o meno dal lavoro:
- 1° Gennaio;
- 6 Gennaio;
- 25 Aprile;
- il lunedì di Pasqua;
- 1° Maggio;
- 2 Giugno;
- 15 Agosto;
- 1° Novembre;
- 8 dicembre;
- 25 e 26 dicembre.
C’è da aggiungere che il lavoro festivo e la libera scelta del dipendente, dipendono molto anche dal tipo di contratto, come nel caso del part time verticale o full time. Inoltre, le festività infrasettimanali valgono nel caso in cui il giorno sia rosso da calendario o l’attività sia chiusa.
A seconda del tipo di contratto, ovviamente, cambia la retribuzione. Infatti, se il contratto del lavoratore è in full time la retribuzione nel giorno festivo ammonta ad una normale giornata di lavoro, se invece la festività è di sabato o domenica la paga sarà di circa il doppio. Mentre per un lavoratore part time la situazione resta simile con un’unica eccezione sulla varietà dei giorni festivi. Una lavoratore part time nei giorni di “rosso” sul calendario ha diritto al 1/6 in più sulla busta paga, mentre se i giorni festivi cadono nei giorni in cui il lavoratore non avrebbe dovuto lavorare, non ci sarà alcuna retribuzione.
Lavoro festivo all’estero
L’Italia è tra i pochi Paesi europei a non prevedere restrizioni di orari per i giorni festivi. Ben diversa è la situazione nel resto d’Europa. Ad esempio, in Svizzera l’occupazione di personale la domenica è sostanzialmente soggetta ad autorizzazione e il lavoro domenicale viene accordato dalle autorità cantonali competenti esclusivamente se ne è riconosciuto l’urgente bisogno.
In Francia la domenica è il giorno del riposo settimanale per i dipendenti mentre le attività gestite dai soli proprietari possono rimanere aperte. Le uniche eccezioni riguardano i negozi alimentari per i quali il riposo domenicale è previsto a partire dalle ore 13 (i negozi non alimentari possono aprire col consenso da parte delle autorità locali).
Nel Regno Unito la legislazione in merito al lavoro domenicale si avvicina a quella italiana, infatti non vi sono restrizioni in Scozia, Inghilterra, Galles e Irlanda (fatta eccezione per i negozi di vicinato), mentre per i centri commerciali e la grande distribuzione sono concesse 6 ore di apertura tra le 10:00 e le 18:00.
Oltreoceano i negozi sono aperti tutti i giorni (domenica inclusa) soprattutto nelle maggiori metropoli con alcune limitazioni esclusivamente per quanto concerne la vendita di alcolici in determinati Stati degli USA.
Proposta di legge chiusure domenicali 2018
La rapida panoramica su come funziona in Europa e negli Stati Uniti la legislazione in materia di lavoro nei giorni festivi ci introduce al dibattito, più che mai attuale, intorno alla proposta di legge avanzata alla Camera dalla Lega riguardo alla limitazione delle aperture domenicali. Con tale disegno legge viene di fatto abrogato il decreto Monti che liberalizzava le aperture a discrezione dei negozianti e si reintroduce la chiusura domenicale obbligatoria delegando a Comuni e Regioni il compito di stabilire la nuova regolamentazione, fissando un massimo di circa otto aperture straordinarie.
Ovviamente le reazioni non si sono fatte attendere, pareri positivi sono arrivati da Confesercenti mentre si è detto sfavorevole al decreto il Presidente del Comitato Nazionale italiano della Camera di Commercio Internazionale, secondo il quale tale provvedimento danneggerebbe consumi, aziende e imprese in un momento storico già difficile.