Logo FMTS Lavoro

Parità di genere: sgravio contributivo per le aziende virtuose

Per provare ad arginare il problema del gender gap nel mercato del lavoro, negli ultimi mesi è stata introdotta la Legge 162/2021, che introduce importanti novità sul tema della parità di genere, agendo su più fronti.

Parità di genere: tutte le novità

La nuova norma istituisce una “certificazione di pari opportunità” per le aziende pubbliche e private che impiegano più di 50 dipendenti. Alle imprese certificate, dunque, saranno riconosciuti vantaggi e sgravi fiscali.

Inoltre, per le imprese con più di 50 lavoratori è introdotto l’obbligo di presentare un rapporto biennale sulla situazione del personale (obbligo che in precedenza interessava solo le aziende con più di 100 lavoratori).

Come detto, l’obiettivo è quello di ridurre il gender gap favorendo l’occupazione femminile e creando i presupposti per migliorare le condizioni lavorative delle donne.

La certificazione di pari opportunità: come funziona

Dal 1° gennaio 2022 è entrato in vigore il sistema di certificazione della parità di genere, volto ad attestare le politiche e le misure adottate dalle imprese per ridurre il divario di genere.

A tal proposito, le aziende che otterranno la certificazione di parità avranno diritto a un esonero contributivo, in una misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui.

Inoltre, alle aziende certificate entro il 31 dicembre dell’anno precedente, sarà riconosciuto un punteggio premiale per la valutazione delle proposte progettuali ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti. Nei bandi di gara, dunque, verranno considerati i criteri premiali a favore delle imprese in possesso della certificazione.

Report periodico sulla situazione del personale

Come anticipato, ogni due anni, alle aziende con almeno 50 dipendenti è richiesto un rapporto dettagliato sulla situazione del personale. Tale documento, da presentare in modalità telematica, dovrà descrivere la distribuzione degli incarichi fra i sessi e riportare le retribuzioni e i premi riconosciuti ai lavoratori.

Il documento è obbligatorio per le imprese sopra i 50 dipendenti, mentre le aziende al di sotto di questa soglia potranno applicarlo su base volontaria.

La mancata compilazione del rapporto biennale può portare alla sospensione per un anno dei benefici contributivi eventualmente goduti dall’azienda. In caso di dati mancanti o errati, invece, sono previste sanzioni da parte dell’ispettorato del lavoro.

La nuova nozione di discriminazione

Le misure non finiscono qui! La Legge 162/2021, infatti, ha anche ridefinito la nozione di discriminazione – diretta e indiretta – sul luogo di lavoro. Modificato, dunque, l’articolo 25 del Codice delle Pari Opportunità: saranno considerati discriminatori tutti gli atti organizzativi che, modificando condizioni e tempi di lavoro in ragione del sesso, possono creare vantaggi o svantaggi di un lavoratore rispetto a un altro, dal punto di vista della partecipazione alla vita aziendale e di accesso alle progressioni di carriera.

Le altre iniziative di contrasto al Gender Gap

L’Unione Europea e diversi Stati stanno affrontando il fenomeno del gender gap nel mondo del lavoro adottando specifiche normative. A tal proposito, l’Italia ha destinato 10 milioni di euro all’interno del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza e la certificazione di parità è tra le misure che il Governo ha inserito nella missione 5 del PNRR “Inclusione e coesione”.

L’Italia, infine, ha anche definito una Strategia Nazionale per la Parità di Genere (2021-2026), il cui primo obiettivo è quello di guadagnare 5 punti nella classifica del Gender Equality Index dell’EIGE nei prossimi 5 anni, al fine di rientrare fra i primi 10 Paesi europei in 10 anni.

Condividi