Quando si parla di stagionali, i primi lavori che vengono in mente sono quelli estivi ma, ovviamente, non è proprio così. Ad ogni modo, cerchiamo di capire con l’avvicinarsi della “bella stagione” quali sono le deroghe e i vantaggi per lavoratori e datori di lavoro riferibili al lavoro stagionale e, soprattutto, a quali attività lavorative vanno circoscritti.
La materia è stata oggetto di un webinar dedicato ai professionisti del mercato del lavoro, organizzato da FMTS Lavoro in collaborazione con FMTS Formazione. Relatrice per l’occasione la Consulente del Lavoro Rachele Dal Santo dello studio Necchio di Padova.
I confini
Le fattispecie di lavoro stagionale sono incluse nei contratti nazionali di lavoro, anche quelli decentrati a livelli territoriale e perfino aziendale. A titolo di esempio, ha ricordato la Dal Santo, nel contratto collettivo nazionale del commercio vengono considerate stagionali, non solo le attività delle aziende turistiche che hanno un periodo di inattività non inferiore a 70 giorni se consecutivi e 120 giorni se non consecutivi, ma anche le attività delle aziende del commercio che pur avendo un’apertura annuale senza chiusure, hanno un intensificarsi dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno legata al flusso di clienti, come ad esempio festività religiose, civili, manifestazioni.
Più dettagliato è l’elenco delle attività previsto dal D.P.R. 1525 del 1963. Nel testo normativo sono riconosciute come stagionali, ad esempio, la spalatura della neve, le fiere e le esposizioni, la raccolta e la spremitura delle olive, la produzione di vino.
Le deroghe
Il principale vantaggio del riconoscimento del lavoro stagionale è dato dal superamento dei limiti che caratterizzano i contratti a tempo determinato. Quest’ultima tipologia di rapporto di lavoro ha dei limiti quantitativi in termini di rapporti attivabili (massimo 20% dei contratti a tempo indeterminato presenti al 1° gennaio), poi ci sono dei vincoli di durata che non possono essere superati (24 mesi) ed infine ci sono dei limiti alle proroghe (massimo 4), che devono fra l’altro anche essere intervallate da un periodo di pausa. Il lavoro stagionale supera tutte queste serie di restrizioni.
Altri vantaggi per le imprese
Le aziende che assumono un lavoratore stagionale non sono tenute al pagamento del contributo necessario a finanziarie la Naspi (sostegno economico a chi si trovava in stato di disoccupazione per ragioni indipendenti dalla propria volontà). Si tratta di un risparmio pari all’1,4% della retribuzione imponibile previdenziale.
Altro risparmio, rispetto ai contratti a tempo determinato, è quello relativo al contributo progressivo dello 0,5% per ogni rinnovo contrattuale, che per gli stagionali non si paga.
Diritti del lavoratore
Se l’impresa intende assumere a tempo determinato per attività che rientrano fra quelle stagionali, deve in via prioritaria assumere il lavoratore stagionale anche se il rapporto di lavoro è cessato, quest’obbligo decade se invece è passato più di un anno dalla risoluzione del contratto. Si tratta nella sostanza di un diritto di precedenza.
La forma
Per finire, il contratto di lavoro deve avere la forma scritta, solo però quando il rapporto di lavoro supera i 12 giorni.
Giuseppe Di Vittorio
Giornalista