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Lavoro domestico: cosa dicono Inps e CCNL su colf e badanti

Il lavoro domestico oggi è una professione molto ricercata. Sono tantissime le persone che si affidano a badanti e colf per prendersi cura della casa, di un parente o famigliare. L’Inps, infatti, mette a disposizione dei lavoratori domestici e dei datori di lavoro un portale per l’invio di comunicazioni obbligatorie quali iscrizioni, variazioni, calcolo dei contributi e contestazione del provvedimento per mancato pagamento dei contributi.

Vediamo quali sono i lavori domestici più richiesti e quali le mansioni proprie di ciascun profilo, i requisiti necessari e quanto è possibile guadagnare in base al CCNL di riferimento.

Mansioni e capacità umane per lavorare come badante o colf

Il lavoro domestico, in Italia, indica una tipologia di lavoro dipendente prestata, in modo diretto ed esclusivo, al soddisfacimento delle esigenze domestiche e familiari. Per identificare i lavoratori del settore viene utilizzato il termine colf, nato dall’unione delle parole collaboratore (o collaboratrice) familiare.

Lavorare come colf o badante non è semplice e bisogna avere spiccate qualità di pazienza e umanità. Di fatto, i lavoratori domestici, si trovano a lavorare, nella maggior parte dei casi, con persone anziane, non sempre facili da gestire. Le principali mansioni di un o una colf o badante è quello di assistere, in vario modo, una persona che richieda attente cure alla persona. A seconda di quello che viene chiesto da un datore di lavoro, le mansioni possono variare da occuparsi dell’igiene dell’assistito, vestirlo, somministrargli le medicine, preparargli i pasti, accompagnarlo alle visite mediche o a fare la spesa o per una semplice passeggiata.

Queste mansioni farebbero pensare che il lavoro del o della badante sia simile a quello dell’OSS, l’Operatore Socio Sanitario. In effetti si possono individuare delle somiglianze anche se il lavoro dell’OSS consiste nel prestare un tipo di assistenza sanitaria molto più complessa. per questo motivo l’OSS a differenza di colf e badanti, è tenuto a frequentare un corso OSS per ottenere la qualifica professionale, altrimenti non potrebbe esercitare tale professione.

Il lavoro domestico non è una professione prettamente per donna, ma anche per uomo. Inoltre, in Italia, svolgere lavoro domestico senza contratto o senza permesso di soggiorno non è possibile. Ecco perché esiste un CCNL di riferimento per tutti coloro che cercano lavoro come colf e badanti oppure per coloro che vogliano assumere un collaboratore domestico.

Linee guida per un contratto in regola

Il contratto collettivo nazionale di lavoro (abbreviato CCNL) è, nel diritto del lavoro italiano, un tipo di contratto di lavoro stipulato a livello nazionale tra le organizzazioni rappresentanti dei lavoratori dipendenti e i loro datori di lavoro ovvero dalle rispettive parti sociali in seguito a contrattazione collettiva e successivo relativo accordo.

Vediamo quali sono i requisiti più richiesti per i lavoro domestico:

  • Il possesso di un titolo di studio nel settore socio sanitario può rappresentare un valore aggiunto per l’assunzione;
  • La disponibilità oraria e/o alla convivenza è un altro dei requisiti che più vengono valutati in fase di selezione/assunzione;
  • Avere pazienza, una buona dose di umanità e volontà.

Nel 2017 vista la crescente domanda per questo settore, ci sono stati degli aumenti per colf, badanti e baby sitter  retribuiti per le singole ore di lavoro svolto. La paga oraria minima passa da 5,68 a 5,72 euro. Per l’assistenza a persone non autosufficienti in regime di convivenza, invece, lo stipendio mensile aumenterà di 6,18 euro.

Licenziamento e disoccupazione colf e badanti

La NASpI è la nuova indennità di disoccupazione che spetta a tutti i lavoratori dipendenti che perdono il lavoro involontariamente. Questo nuovo sussidio universale, è stato introdotto con la riforma del lavoro, cd. Jobs Act di Renzi, che è andata a ridefinire e riorganizzare la normativa sugli ammortizzatori sociali e la disoccupazione NASPI 2018. La Naspi può essere erogata quindi, anche ai lavoratori domestici (colf, badanti e baby sitter) che rispettino i seguenti requisti:

  • Essere stati licenziati;
  • Aver versato almeno 13 settimane di contributi INPS negli ultimi 4 anni;
  • Aver lavorato almeno 5 settimane negli ultimi 12 mesi.

Come per ogni altra categoria di lavoratori, anche i lavoratori domestici potranno essere soggetti ad accertamenti fiscali.

Il collaboratore domestico, per fare domanda di disoccupazione Naspi deve presentare apposita richiesta online per via telematica all’INPS entro 68 giorni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Gli altri lavori domestici

Abbiamo ampiamente parlato di lavori come colf e badante, ma esistono tanti altri lavoratori domestici come baby sitter, insegnante privato, collaboratore domestico o giardiniere. Vediamo in breve ognuna di queste categorie e quali normative e CCNL si applicano.

Baby Sitter

Lavorare come baby sitter o come ragazza au pair all’estero, non è una scelta semplice perché prendersi cura dei figli altrui è soprattutto una questione di responsabilità e di fiducia. Ad oggi, purtroppo, sono ancora tante le giovani che lavorano come baby sitter senza un contratto regolare nonostante il contratto di prestazione sia un vantaggio e una forma di tutela per entrambe le parti. Mettere in regola una lavoratrice domestica come la baby sitter significa infatti evitare sanzioni amministrative che possono arrivare anche ad un massimo di 12 mila euro. In questo modo, il lavoratore o la lavoratrice, vedranno garantiti i loro diritti a ferie e permessi, indennità di disoccupazione, contributi ai fini pensionistici, maternità, tredicesima, tfr, anzianità.

Insegnante privato

Anche chi esercita la professione di insegnante privato, in Italia, vive la medesima situazione contrattuale di una baby sitter. Dare ripetizioni non sempre viene considerato un mestiere ma un ripiego attraverso cui racimolare piccole somme di denaro, soprattutto durante gli anni universitari. A causa di questa percezione errata, all’insegnante privato non vengono garantiti i diritti che spetterebbero invece a un comune lavoratore. Per garantire un minimo di sicurezza al lavoratore e non ricorrere al lavoro nero, la soluzione è ricorrere ai voucher o alle nuove forme di collaborazione e retribuzione per le prestazioni occasionali previste dal Jobs Act, in base ai quali la paga minima varia su base oraria. Un insegnate privato, stando alle ultime normative, deve guadagnare almeno 10 euro all’ora e non meno, avendo un tetto di compensi di circa 5 mila euro.

Giardiniere e collaboratore domestico

Come per tutti i lavori domestici anche il giardiniere o il collaboratore domestico sono tutelati dall’Inps tramite il contratto di lavoro domestico. L’obiettivo è mettere in sicurezza i loro diritti e doveri, evitando il pagamento in nero.

Nel contratto di lavoro domestico viene stabilita la paga, che solitamente è oraria e può arrivare ad un massimo di 10 euro all’ora. Inoltre, vengono stabilite tutte le mansioni, le ferie, la riservatezza e l’alloggio nel caso in cui il collaboratore decidesse di vivere insieme alla famiglia per cui lavora.

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