Ogni anno l’8 marzo si celebra la Festa della Donna o, più correttamente, la Giornata Mondiale della Donna. Questa è cosa nota, meno note invece sono le ragioni per le quali questa ricorrenza cada proprio l’8 marzo e le radici storiche che hanno portato le donne ad essere celebrate.
Origine festa delle donne
La Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale, ovvero la Festa della Donna, ha origini lontane e divenne stabile ricorrenza soltanto nel 1977, quando l’Onu ne propose l’ufficializzazione. Creazione piuttosto recente, dunque, su cui persiste una diffusa confusione in merito alla data scelta: l’8 marzo.
La storia e la forte simbologia che connotano questa festività risultano complesse, frutto di una ricostruzione sempre parziale, alimentata da fantasiose versioni ereditate dal secondo dopoguerra. Fortemente politicizzata, la prima volta fu una celebrazione principalmente commemorativa che si collocherebbe nel 1919, quando un centinaio di operaie newyorchesi persero la vita a causa di un incendio in una fabbrica tessile. L’accaduto suscitò la reazione popolare e una prima forma di associazionismo al femminile.
Altre fonti ne anticipano la nascita al 1917, nella Russia rivoluzionaria, grazie alle manifestazioni antibelliche delle donne di San Pietroburgo. Che questo giorno sia nato per promuovere la fine del primo conflitto mondiale o per rivendicare una legislazione nuova in favore delle donne americane (e non solo), capace di rendere conto delle numerose discriminazioni sociali, politiche ed economiche, passa in secondo piano. Quel che interessa è il sentimento che oggi attiva la memoria collettiva.
La questione femminista
La complessità che caratterizza il discorso femminista è tutta condensata in due parole: emancipazione e consapevolezza di sé. Lo dimostrano le centinaia di manifestazioni che ogni anno si svolgono in ogni parte del pianeta, senza dimenticare la frammentazione a cui va soggetto un tema tanto vasto e delicato, a seconda delle culture e dei costumi che lo trattano. La necessità di rispolverare il carico di valori che essa condensa, assieme alla stessa Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, si colloca nella lunga tradizione che, dal tardo-antico alla contemporaneità, vede contrapposti (eppure complementari) uomo e donna.
La differenza di genere resta alla base di ogni tipo di discriminazione, in ogni campo del pubblico come del privato. Sebbene siano molteplici le voci maschili intervenute concretamente in favore di una parità non solo di facciata, ma estesa e solida. La lotta al sessismo chiama in causa i diritti inalienabili dell’umanità che chiaramente vengono prima della distinzione di genere. L’obiettivo da raggiungere per gradi è una solidarietà incondizionata tra i sessi.
Innegabili disparità sussistono, hanno radici profonde e pare siano proprie del mondo occidentale: non occorre fare appello alla letteratura, la donna resta al centro di una serie di credenze dure a morire. Anche quando destinataria di accezioni positive, la donna subisce suo malgrado una riduzione in termini di potenzialità e ambiti d’azione. Dalla monaca di Monza, alla casalinga disperata, il progresso della civiltà pare abbia mosso qualche passo, sebbene lo stesso femminismo ultraconservatore qualche volta abbia comportato intervalli, se non regressioni, alla causa.
Donne e lavoro oggi
Fortunatamente negli ultimi decenni molte cose sono cambiate per le donne, in Italia e nel mondo. Se fino a poco tempo fa alle donne non erano consentiti altri lavori se non quelli domestici e alle mogli non veniva concesso di disporre del reddito proveniente dal proprio lavoro, oggi l’occupazione femminile (extradomestica) è diventata cosa unanimemente accettata, quantomeno dalle culture più sviluppate. Di contro, la strada da percorrere verso la parità di opportunità, soprattutto nel mondo del lavoro, sembra essere ancora molto lunga.
Restano però alcune forti contraddizioni, se da un lato c’è un contesto socio-economico che impone sempre più la necessità di un doppio reddito per fronteggiare le spese familiari, dall’altro le donne spesso si ritrovano a dover scegliere tra la famiglia e la carriera. Tanti, infatti, sono gli impegni e poche le agevolazioni per le donne che lavorano e intendono diventare mamme, l’altissima percentuale di donne che abbandonano il posto di lavoro (o che sono costrette a farlo), in seguito alla gravidanza, è davvero preoccupante.
Tra le altre forme di discriminazioni delle donne sul posto di lavoro, non si può non tener conto dei dati che raccontano della disparità di retribuzioni tra “lavoro maschile” e “lavoro femminile”, per non parlare delle posizioni di potere, sempre a forte appannaggio maschile.
Insomma, in termini di parità tra sessi tanto è stato fatto ma tantissimo ancora c’è da fare. Importante è non abbassare mai la guardia per evitare di vanificare decenni di lotte e di conquiste. Ognuno di noi deve sentirsi parte di questa missione se desidera lasciare ai propri figli un mondo più civile, equo, libero… viva le DONNE!!!