Polarizzazione è il concetto che potrebbe riassumere i risultati delle indagini presentate a Roma, lo scorso 27 Marzo, in occasione del convegno di Unioncamere “Il sistema informativo Excelsior a supporto dell’orientamento e delle politiche attive del lavoro”. La domanda di lavoro si attesta su indici positivi – il 58% delle imprese dichiara di avere in programma assunzioni – ma, nonostante gli elevati livelli di disoccupazione, le aziende non riescono a trovare le risorse di cui hanno bisogno.
Mismatch tra domanda e offerta di lavoro
Se nel 2017 il 21% delle figure professionali richieste è stato di difficile reperimento, nel 2018, ad un solo anno di distanza, la percentuale è salita di 5 punti fino al 26%. Le aziende intervistate hanno, difatti, segnalato un mismatch tra domanda e offerta, ovvero una inadeguata preparazione delle risorse valutate o addirittura l’assenza di candidati. Cercano figure qualificate, con esperienza, già ready to work, che possano gestire da subito in autonomia le grandi sfide della competitività; difatti solo il 28% delle entrate programmate riguarda under 29, mentre il 42% interessa personale con età superiore: questa tendenza cozza con la necessità dei giovani di trovare lavoro e di costruire quelle competenze ed esperienze tanto desiderate dalle imprese. Si registrano alcune eccezioni: lì dove conta la disponibilità a sostenere turni festivi e serali, prevalentemente nel settore del commercio al dettaglio e del turismo, la richiesta di personale giovane è più significativa.
Differenze territoriali
La polarizzazione contraddistingue anche la diffusione territoriale della domanda di lavoro. Nelle aree metropolitane, a discapito delle zone periferiche, si concentra la domanda di laureati ed è nel Nord Est che si registrano i valori più alti di difficoltà del reperimento di figure professionali in linea con le attese delle imprese. La dicotomia tra Nord e Sud in termini di domanda di lavoro sembra confermare ataviche tendenze: rispetto alle 4.553.980 risorse complessive in entrata, 2.485.330 riguardano il Nord, 925.700 il Centro, 1.142.870 il Sud e le Isole.
Interventi dei relatori al Convegno Unioncamere
Rispetto a tale scenario, sono emersi spunti e sollecitazioni importanti sui quali operatori del mondo del lavoro e della formazione, istituzioni e stakeholders pubblici sono chiamati a riflettere.
L’interconnessione, la collaborazione tra tutti gli attori della filiera istruzione-università-lavoro- impresa e la definizione di una comune strategia di intervento, innanzitutto, culturale, sono tra i motivi che hanno contrassegnato più significativamente gli interventi dei relatori.
Cristina Grieco – Assessore della Regione Toscana e Coordinatrice della Commissione Istruzione, Lavoro, Innovazione e Ricerca della Conferenza delle Regioni – ha evidenziato chiaramente quanto risorse informative preziose quali il sistema Excelsior, i dashboard dell’OCSE, i database di Info Camere siano fondamentali per le attività di programmazione e progettazione delle Regioni, innanzitutto delle scuole, che oggi, attraverso la definizione dei PTOF, sono chiamate a definire autonomamente la propria offerta formativa; ma tali strumenti sono ancora troppo poco conosciuti, utilizzati e capitalizzati, anche tra gli addetti ai lavori. L’invito, però, non è solo quello di condividere, far conoscere, mettere a sistema database informativi ed elaborazioni dati.
La sfida è che tutti gli attori definiscano e implementino insieme una strategia per “orientare culturalmente la bellezza del nostro Paese” ha esclamato il Presidente di Assolavoro Alessandro Ramazza. Il disallineamento tra domanda e offerta del lavoro è alimentato, innanzitutto, da “falsi miti occupazionali” che indirizzano i ragazzi verso scelte di studio inadeguate, da servizi di orientamento territoriale carenti che non valorizzano adeguatamente opportunità e prospettive di carriera, da tare culturali che impediscono ai genitori di iscrivere i propri figli ad istituti tecnici, considerati di serie B. Operai specializzati e professioni tecniche, per queste ragioni, sono introvabili: le professioni con più alta difficoltà di reperimento sono, difatti, insegnanti di discipline artistiche e letterarie, elettrotecnici, tecnici elettronici, tecnici meccanici, agenti assicurativi, tecnici programmatori, agenti immobiliari, analisi e progettisti di software, elettrotecnici, ingegneri elettrotecnici, elettrotecnici tecnici elettronici, installatori, manutentori e riparatori di apparecchiature informatiche, specialisti di saldatura elettrica.
Sempre culturale è la barriera che impedisce agli imprenditori italiani- evidenzia Roberto Monducci, Direttore del Dipartimento per la produzione statistica ISTAT – di essere pronti a recepire i cambiamenti, le sfide che il digitale, Impresa 4.0, la green economy pongono. Mancano loro le competenze manageriali attraverso cui gestire e valorizzare nuove professionalità e competenze di cui oggi è indispensabile dotarsi.
I macro trend che stanno disegnando gli scenari evolutivi dell’economia, come evidenziato da Fabio Manca, Economista OCSE, ossia sostenibilità, digitale, tecnologia, invecchiamento della popolazione, ridefiniranno domanda e offerta di lavoro.
Il sistema di politiche di sostegno del lavoro, ha evidenziato il neo Presidente ANPAL Domenico Parisi deve poggiare almeno su tre elementi: la creazione di strategie e sistemi che rispondano efficacemente agli scenari evolutivi dell’economia; l’implementazione di processi formativi di figure ready to work, intervenendo non sulla costruzione di singole competenze, ma sulla creazione di “pacchetti” integrati e coerenti di competenze, base, tecniche, soft; la creazione di connessioni tra gli attori (scuole, università, imprese, operatori pubblici), sulla base di sistemi tecnologici avanzati di consultazione e reperimento dati, con l’obiettivo non solo di inserire le risorse, ma di seguirle nella costruzione della loro carriera.